La sala di un cinema per me è come una chiesa.
Forse esagero ma, una volta varcata la pesante e polverosa tenda blu, inizia un rapporto esclusivo tra me e l’odore ovattato di moquette; i discorsi sordi dei miei vicini di posto e il gioco del “chi si siedera’ dove”.
Mi piace annusare in silenzio il sapore caldo e bruciato dei pop-corn e individuare nello spazio il profumo che, per quella sera, farà da colonna sonora olfattiva al film (eh sì…per me ogni film ha un odore e spesso e’ quello del mio vicino di posto…quindi lavatevi please!).
Amo le musichette introduttive dei film, per intenderci quelle delle case di produzione; stramba come cosa lo so, ma quegli stachetti mi ricordano l’euforia dei sabati pomeriggio di quando andavo a scuola; il giorno successivo era festa, si usciva dall’ordinario e si poteva fantasticare su come sarebbe stata la giornata.
Mi diverte anche l’intervallo tra il primo ed il secondo tempo quando, meta’ sala resta al buio e, tra l’indecisione generale e l’imbarazzo per tornare a vedersi dopo un ora di penombra (come dopo un momento di intimità in una coppia), quasi tutti contemporaneamente decidono di andare in bagno ( e tutti, altrettanto contemporaneamente, decidono di tornare dal bagno proprio quando il film è appena iniziato, con conseguente sconvolgimento delle file e piedi pestati e “mi scusi” e ” non trovo più il mio posto” e “accendi il display del telefonino così almeno vediamo i numeri sulle poltroncine”).
Ecco, per me il cinema e’ un pezzo di vita che condivido con dei perfetti sconosciuti che, per un incastro di momenti, vivono con me la vita di altri perfetti sconosciuti, sia in platea che sullo schermo.
Quando chiude un cinema quindi, non è solo una sala che non c’è più ma viene a mancare anche la possibilità di incastrarsi, conoscere e fantasticare su altre storie.