Avete mai provato a non usare il tatto per giorni? Non mi riferisco alla mancanza di delicatezza nei rapporti interpersonali ma ad uno dei sensi, al senso che ci mette in relazione con il mondo esterno attraverso le mani.
Da giorni, giro per casa con dei guantini bianchi (un mix tra l’omino della pubblicità della liquirizia Tabù e Michael Jackson) a causa di una dermatite acuta e sono giorni che tocco il mondo senza in realtà toccarlo. Lo strato di tessuto, tra me e tutto quello che mi circonda, falsa la percezione di oggetti e persone che credevo poter riconoscere anche ad occhi chiusi.
Senza il “mio” tatto le orchidee sul davanzale del bagno sono meno setose e delicate, la pelle di mia sorella meno morbida, le lenzuola del mio letto meno calde e confortevoli, la mollica del pane più difficile da dividere dalla crosta, è impossibile anche mandare un sms o fare una telefonata. Senza il tatto non posso impastare dolci per la colazione, fare una carezza o sentire il tepore della mano della persona che amo. Non posso avvertire il sangue che pulsa velocemente sotto la pelle al cambio repentino di temperatura tra acqua calda e fredda, non riesco a sentire la ruvida consistenza dei colori a pastello quando cerco di sfumarli su un foglio bianco.
Solo oggi noto che, su ogni singolo polpastrello, c’è un occhio ed una bocca, un orecchio ed un naso.
Immaginate un cieco senza tatto…come comunicherebbe, come vedrebbe, come conoscerebbe?