Quante volte vi siete ritrovati a leggere un articolo, seguire un corso o un webinar su “come essere un bravo social media manager”; “i cinque consigli per la programmazione di un buon piano editoriale”; “come ottenere successo sui social”.

Ogni volta, chi scrive, elenca delle massime di vita virtuali da leggere tutto di un fiato o da ascoltare con la stessa attenzione e meraviglia che potremmo dedicare a chi ha deciso di rivelarci il terzo segreto di Fatima.

La sensazione è sempre la stessa: da oggi non mi ferma più nessuno? #Socialnutetemo.

Immaginiamo file di clienti pronti a pendere dalle nostre labbra e dal nostro mouse; disposti a pagare il budget richiesto senza batter ciglio; pieni di belle e incoraggianti parole e soprattutto – finalmente! – riconoscenti per il nostro lavoro. Sì, lavoro!

Bene, usciamo dal Paese delle Meraviglie, salutiamo con la manina Alice, il Bianconiglio e risediamoci nel nostro studio davanti alla tastiera e al monitor. Mettiamoci comodi e facciamo partire la sigletta per la prima ed unica puntata de “Le quattro cose vere che nessun Social Media Manager dirà”:

1. IL SMM è uno e trino.

Ecco, toglietevi immediatamente quel sorriso dalla faccia, scendete dalla nuvoletta sulla quale siete pericolosamente saliti e prendete coscienza che, essere contemporaneamente social media manager,  content editor e grafici non fa di noi delle divinità, ma dei lavoratori non ben identificati nel fantastico mondo delle professioni.

2. Oltre i social c’è di più.

Diciamoci la verità, la realtà virtuale per noi è l’ultimo dei problemi, tutti i giorni dobbiamo improvvisarci psicologi, sociologi, filosofi, problem solving, fotografi (senza ph) e video-maker.

Quando il cliente chiama dobbiamo ascoltare tutte, ma proprio tutte, le sue ansie e le sue perplessità. Ci mettiamo comodi per prendere appunti, abbassiamo gli occhiali sul naso, guardiamo oltre le lenti e – tirando un respiro profondo – iniziamo a scavare negli abissi della nostra memoria per recuperare tutte le frasi che possano ricordare gli aforismi di Osho, i versi da Baci Perugina, le frasi di Oscar Wilde. Sappiamo anche che, quello stesso cliente, sta per chiederci – dopo essersi momentaneamente tranquillizzato – di realizzare per lui uno shooting “anche con il telefonino va bene…ma devono sembrare come fatte da un fotografo, che tu sai non posso permettermi” della festa di compleanno di sua figlia camuffata da evento per il lancio dei saldi di fine stagione.

 3. Ora et labora.

Mai regola fu più adatta – abbiamo scomodato i benedettini – per il lavoro del SMM.

Preghiamo e lavoriamo.

Alzi la mano chi, alla presentazione del preventivo si è sentito subito dire: ottimo! Dove posso versare la somma?

Ecco, nessuna mano all’orizzonte.

Il bravo SMM non sporca, non fa rumore e mangia poco o al massimo mangia a casa di mammà, perché il cliente, non solo ha contrattato il costo del  lavoro manco fosse in un bazar marocchino, ma ha anche preteso di iniziare il pagamento al raggiungimento del decimillesimo like sulla sua pagina, senza però aver speso un solo centesimo in sponsorizzazione perché: “oh già pago te figuriamoci se mi metto a dare soldi anche a quello” (Quello sta per Mr. Zuckerberg).

 4. L’Africa.

Ogni mattina un SMM si sveglia e sa che deve correre più veloce del cugino del potenziale cliente; del “ragazzo che fa le fotocopie che ogni tanto posta su Facebook” (anche lui si adatta a fare quello che può); del nativo digitale – questa vale solo se appartenete alla Generazione X come me – che usa emoji nei post come se non ci fosse un domani.

 

Sigla di chiusura della puntata. Pubblicità.

 

Bene cari lettori, queste sono le quattro cose che un Social Media Manager non vi dirà o almeno non lo farà apertamente.