“Avvicinava al naso qualsiasi oggetto. Se qualcuno le avesse chiesto di descriversi con un senso, avrebbe sicuramente scelto l’olfatto.
Da piccola era anche finita in ospedale, dopo aver annusato e aspirato, una sorpresa trovata in un uovo Kinder.
Ricordava i periodi passati della sua vita, non attraverso un calendario fatto di anni, ma di profumi. Una candela, trovata per caso in una casa a Bologna, le ricordava il profumo dolciastro del dopobarba usato da suo padre. Un mazzo di fresie gialle, le faceva tornare alla mente, casa di sua nonna durante la primavera. L’odore del pane appena sfornato, le ricordava la casa dove aveva trascorso i primi trent’anni della sua vita; mentre, il profumo della pelle di un neonato, sua sorella. L’aroma del caffè, era la sua colazione, passata con il naso nel barattolo.
Quella mattina, non poté fare a meno di prendere quel limone tra le mani per annusarlo: aveva l’odore agrodolce di quella volta che, insieme a sua sorella, nella biblioteca dei Girolamini a Napoli, scoprì un chiostro, fatto di alberi di limoni e arance…”