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Tag Archives: sorellanongemella

Quando si cresce?

Un bambino crede d’essere grande quando può guardare la tv fino a tardi o quando non deve più mettersi in punta di piedi per aprire la porta della sua camera. Un adolescente pensa d’essere grande quando compie 18 anni, può guidare la macchina e le ragazze possono mettere il rimmel senza nascondersi da mamma e papà. Gli adulti invece quando pensano d’essere grandi?

Forse gli adulti si ritengono grandi quando hanno un lavoro, diventano genitori o compare un 3 o un 4 come cifra iniziale dell’età.

Ho 33 anni, quasi 34 a dir la verità e non credo d’essere grande. Non ho un lavoro che mi permette d’essere autonoma, non sono mamma. Non sono grande perché, solo ora, piano e con non poco dolore, ho iniziato il mio processo di crescita. Metabolizzo le perdite accumulate, i punti di riferimento mutati, i nonni che non ci sono più ed i genitori che improvvisamente diventano come figli. Gli spazi fisici cambiano, le strade familiari diventano rare da percorrere ed i profumi che hanno educato il mio olfatto sono ormai rari ricordi. La geografia di vita che per anni ho creduto immutabile, improvvisamente sta cambiando, aldilà della mia volontà, aldilà di me.

L’Italia è una Repubblica fondata sui blog

Il Movimento Cinque Stelle è nato da un blog e Grillo, unico e vero leader del Movimento (nonostante i grillini cerchino di convincerci e autoconvincersi del contrario) è uno dei più famosi e potenti blogger al mondo.

Claudio Messora (collaboratore de il Fatto quotidiano online) e Daniele Martinelli (nel 2009 cronista giudiziario per il blog di Antonio Di Pietro curato da Casaleggio e nel 2010 candidato alle regionali proprio per l’Idv) sono due blogger di successo scelti, sempre da Grillo, come coordinatori dei due gruppi di comunicazione per la Camera e il Senato.

Il Movimento Cinque Stelle, oggi, è in Parlamento e in Senato ed è uno dei partiti più importanti in Italia. La premessa fatta, unita all’ultimo dato, ci porta alla chiara e semplice conclusione che: l’Italia è una Repubblica fondata sui blog.

Negli ultimi anni avere uno spazio virtuale su cui poter scrivere i propri pensieri, senza molte censure, controlli e attraverso cui far passare delle informazioni, ha pian piano sostituito il confronto diretto, il faccia a faccia fatto attraverso la parola detta e reale. Sempre più spesso, il blog è diventato una sorta di Bibbia mediatica, da dove viene diffuso il Verbo ed ha sostituito i talk show televisivi politici (nelle stesse trasmissioni sono sempre più frequenti gli ospiti-blogger o notizie prese direttamente dai blog). Al blogger è stato conferito (da chi?) il ruolo di nuovo Dio.

Appare ormai chiaro che, la famosa gavetta, fatta all’interno delle piccole sedi di partito a “togliere la cera e mettere la cera” come ci insegna il buon e vecchio Karate Kid, armati di pazienza zen e tanta buona volontà e voglia di conoscenza è una modalità che non va più di moda. Oggi, nel manuale dei “giovani politici” la prima e fondamentale regola è: AVERE UN BLOG.

“Ma’ ndo vai se un blog non ce l’hai….”? Se non hai un blog di successo non puoi candidarti neanche a fare l’amministratore di condominio e a nulla importa se non hai competenze specifiche, il numero di “amici”, “follower” e “ seguitori vari” varranno molto di più di anni di esperienza sul campo. Sono pronta a ritrovarmi su YouTube, accanto ai tutorial di make up di Clio, quelli dedicati al “bravo politico” (alcuni neo eletti ne avrebbero tanto bisogno).

Alla fine di questa breve e caotica riflessione mi chiedo: ma anche Pertini e  Berlinguer oggi avrebbero avuto un blog?

QUANDO CRAXI FECE NASCERE IL MOVIMENTO CINQUE STELLE (riflessione semi-seria su Grillo)

Quanti di voi ricordano il Grillo degli esordi? Quanti lo ricordano sul palco di Sanremo o Fantastico? Nonostante la mia giovane età io lo ricordo. Ricordo il sabato sera passato a casa con mamma, papà e mia sorella. Erano gli anni ‘80 e per me piccolissima il sabato era un giorno di festa, il giorno dopo niente scuola e la sera si mangiava pizza.

La faccia ed il capello brizzolato di Grillo-comico appartengono a quel passato, fatto di tanta semplicità, dell’Italia della Prima Repubblica, senza crisi economiche e sociali evidenti (ignoravamo cosa si nascondeva nel sottobosco).

L’Italia, in cui Grillo teneva i suoi monologhi satirici televisivi, era quella del “sabato qualunque…un sabato italiano” e che si muoveva “con le sue macchinine vrumvrum”. Si poteva ancora ridere delle sue battute ed io troppo piccola per coglierne a pieno il significato, imitavo i miei genitori seguendoli con lo sguardo e abbozzando un sorriso quando coglievo in loro un segno di approvazione per le parole dette.

Poi, come per caso, arrivò quel famoso sabato in cui tutto cambiò. Un sabato che a guardarlo da qui, con una certa prospettiva storica (eravamo in un altro secolo, in un altro millennio), appare l’inizio di tutto…Era il 15 Novembre del 1986, avevo 7 anni e Grillo in diretta nazionale disse: “la cena in Cina… c’erano tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano… A un certo momento Martelli ha fatto una delle figure più terribili…Ha chiamato Craxi e ha detto: “Ma senti un po’, qua ce n’è un miliardo e son tutti socialisti?”. E Craxi ha detto: “Sì, perché?”. “Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?”. Quelle parole risultarono come un chiaro attacco al Partito Socialista e a Bettino Craxi, Presidente del Consiglio dei Ministri (Hammamet, le monetine lanciate, tangentopoli e Di Pietro erano ancora lontani). Da quel momento in poi Grillo-comico fu allontanato dalla televisione pubblica italiana. Cosa Grillo ha fatto negli anni successivi al 1986 è facile scoprirlo facendo una piccola e veloce ricerca; oggi però, 5 Marzo 2013, mi chiedo: se Grillo fosse rimasto in televisione avrebbe comunque nutrito l’assurda speranza di conquistare il mondo che tanto mi ricorda il “Mignolo col Prof”? Senza Craxi sarebbe nato il mostro politico a due teste Grillo-Casaleggio?

La storia non si fa con i “se” ma una ragione semi-seria devo pur trovarla a ciò che sta accadendo in Italia.

 

Ode al tatto

Avete mai provato a non usare il tatto per giorni? Non mi riferisco alla mancanza di delicatezza nei rapporti interpersonali ma ad uno dei sensi, al senso che ci mette in relazione con il mondo esterno attraverso le mani.

Da giorni, giro per casa con dei guantini bianchi (un mix tra l’omino della pubblicità della liquirizia Tabù e Michael Jackson) a causa di una dermatite acuta e sono giorni che tocco il mondo senza in realtà toccarlo. Lo strato di tessuto, tra me e tutto quello che mi circonda, falsa la percezione di oggetti e persone che credevo poter riconoscere anche ad occhi chiusi.

Senza il “mio” tatto le orchidee sul davanzale del bagno sono meno setose e delicate, la pelle di mia sorella meno morbida, le lenzuola del mio letto meno calde e confortevoli, la mollica del pane più difficile da dividere dalla crosta, è impossibile anche mandare un sms o fare una telefonata. Senza il tatto non posso impastare dolci per la colazione, fare una carezza o sentire il tepore della mano della persona che amo. Non posso avvertire il sangue che pulsa velocemente sotto la pelle al cambio repentino di temperatura tra acqua calda e fredda, non riesco a sentire la  ruvida consistenza dei colori a pastello quando cerco di sfumarli su un foglio bianco.

Solo oggi noto che, su ogni singolo polpastrello, c’è un occhio ed una bocca, un orecchio ed un naso.

Immaginate un cieco senza tatto…come comunicherebbe, come vedrebbe, come conoscerebbe?

In principio c’era Farmville

I giochi on-line non fanno per me. Mi distraggo. La grafica colorata, sempre in movimento, con scritte che compaiono qua e là per darmi consigli, spronarmi o ricordarmi quanto sono incapace, non migliorano le mie prestazioni.

Da pochi giorni sono entrata nell’affollato mondo di Ruzzle, il “nuovo” gioco che, può farti sentire out, se non sei dentro la community di sfidanti e sfidati. L’esordio, per mantenere viva la tradizione, è stato disastroso. Nell’ambiente ruzzleliano, le mie performance catastrofiche, sono così famose che, alcuni, mi sfidano per il sadico piacere di vedermi “sconfitta”, optando però (spezzo una lancia a mio favore), per il “mi piace vincere facile ponzipopopopoo”. Nella disperazione da risultato, ho anche cercato di formare parole in latino o termini che neanche all’Accademia della Crusca usano più. Lo so, sono poco giovane e molto classica ma una cosa è certa: riesco a far punti solo quando, con scarsa consapevolezza, unisco lettere a caso, formando termini dal dubbio significato ma previsti (chissà perché) dal vocabolario-Ruzzle.

Ruzzle, non è l’unico gioco on-line a cui mi sono dedicata. In principio c’è stato Farmville: il gioco che ha fatto sentire tutti dei piccoli allevatori e agricoltori. Farmville, per la sua ambientazione bucolica (il riferimento colto, cerco di trovarlo sempre, nobilita il mio fancazzismo), per un po’ mi è anche piaciuto: con la mia salopettina annaffiavo l’orticello biologico (non potevo avere un orto contaminato da pesticidi); raccoglievo l’erbaccia; controllavo le galline e davo loro da mangiare. Piantavo meravigliosi finti alberi di limoni, ciliegie e mele, disponendoli in modo che, i colori dei frutti, fossero complementari tra loro e visitavo quotidianamente i miei vicini di masseria (sono una brava padrona di casa e le regole del bon-ton cerco di seguirle anche nel virtuale). Ricordo che, a Natale, acquistai un bellissimo e maestoso abete, piazzandolo al centro dell’orto, con luci e neve finta (non che il resto fosse vero). Tutto procedeva per il verso giusto, l’azienda era in forte espansione, quando, la situazione mi sfuggì di mano: avevo una masseria troppo grande, non potevo farcela da sola. Con il tempo i maialini e le mucche presero il sopravvento ed iniziarono a riprodursi senza i miei comandi. Giuro d’aver visto, per qualche strana combinazione grafica, maialini e mucche in posizioni che non lasciavano nulla al caso (all’epoca, mia sorella disse, che non poteva che capitare a me una cosa simile). I frutti iniziarono a marcire sugli alberi e le piantine dell’orticello ad appassire…io iniziai a trascurarmi e la bella e linda salopette divenne uno straccio.

La mia esperienza a Farmiville finì con la creazione involontaria della “masseria degli orrori”.

Credo di non essermi ancora ripresa dal trauma da fallimento Farmville, ecco perché non riesco a vivermi con serenità la realtà virtuale ludica.